Il Pensare è la libera forma della verità di Paolo Giansiracusa |
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Mi è capitato raramente di dovere affrontare l’analisi critica di opere di pittori come Angelo Cortese, non sono infatti molti gli artisti che hanno come riferimento del proprio fare la presenza impalpabile del mistero che governa la creazione.
La sua pittura è come un viaggio compiuto tra i sentimenti e le emozioni al fine di capire come il divino si traduce nell’esperienza quotidiana dell’essere. I sentimenti e le emozioni, non la ragione alla quale è negato svelare i segreti della creazione. Le sue opere sono pertanto il risultato di una lunga riflessione sui legami fittissimi che intercorrono tra l’uomo e il divino. Potrei dire di più e cioè che la pittura di Angelo Cortese è la testimonianza stessa della riflessione e del dialogo, la registrazione puntuale di un rapporto senza fine tra Dio e l’Uomo. Per l’artista fare pittura significa infatti avvicinarsi al divino, avvicinarsi cioè a quella forza incommensurabile che governa l’equilibrio di tutte le cose e che abita pertanto all’interno di ogni cosa sia grande che piccola, sia ferma che in moto.
L’ esigenza di avvicinarsi a tale forza è un bisogno primordiale che purtroppo nel nostro tempo vari elementi di distrazione hanno fatto perdere.
Penso al primo gruppo di uomini della storia dell’universo, nascosti in un buco di pietra, sotto l’arco cupo del cielo in una notte di luna piena. Dio è nel silenzio che chiude la notte, nel moto veloce della luna che attraversa il cielo, nello sguardo stupito di chi naviga su un frammento di roccia nello spazio infinito punteggiato di stelle. Dio è dentro l’Uomo e l’Uomo è dentro Dio. Guardo i segni, oggi chiusi negli spazi museali, che hanno tradotto le emozioni e i sentimenti dei primi uomini e leggo in essi un dialogo la cui intensità non è possibile tradurre con la parola, con l’espressione limitata del ragionamento.
In definitiva l’arte per il primo artista della storia come per Cortese è il bisogno di comunicare con tutte le parti che compongono il creato. È il bisogno del poeta di penetrare all’interno di tutte le cose perché in esse sa di trovare la perfezione strutturale, l’armonia musicale, l’equilibrio cromatico-segnico, il rispetto morale, ecc.
L’Arte è la ricerca della perfezione, è la ricerca dei valori ideali, è la ricerca di tutto ciò che si stacca dall’umile governo del quotidiano e si proietta invece nell’infinità cosmica della creazione.
La pittura di Cortese documenta tutto ciò, essa infatti non ha figure o segni ma possiede valori, non ha volumi o campiture ma possiede armonie, non ha riferimenti topici ma possiede il canto dell’universalità. Come scrive lo stesso artista «l’uomo assomma l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. L’infinitamente grande è il limite espresso come orma sensibile dell’emanazione universale e con la morte rompe la propria dimensione spazio-temporale per ritornare all’origine del soffio. L’infinitamente piccolo non è soggetto alla morte perché la sua struttura, nella dinamica spazio-temporale, vive nella dimensione dell’intelletto divino e quindi all’origine del soffio creativo». Cortese scrive ancora che « l’uomo durante la fase espansiva del soffio vitale (dimensione sensibile), perde coscienza della propria origine e della natura eterna del proprio infinitamente piccolo, ed è solo attraverso la manipolazione della materia, come dato sensibile, e la contemplazione della forma come dato intelligibile, che riacquista memoria dell’eterno ». Il tutto ruota intorno ad una concezione dell’ universo basata sui principi di Einstein: lo spazio ingloba il tempo in una sorta di architettura cosmica dove i fattori creativi superano i limiti dell’arco α-ω della genesi e della morte.
Penso al dipinto intitolato La tenda sacra o alle varie «finestre» con volti e scrittura dove il dato tangibile nella stratificazione cromatico-segnica è un frammento storicizzato dell’arte rinascimentale. Dietro l’immagine però, per usare un’espressione cara a Federico Zeri, c’è l’anima dell’universo, c’è la forza che governa la vita di tutte le cose.
La finestra-quadro non è pertanto il teatro della rappresentazione visiva, è un tunnel di luce proiettato nell’infinita dimensione dello spazio cosmico.
To think is the free from of truth by Paolo Giansiracusa |
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It is rare that I face the need to confront the critical analysis of work from painters like Angelo Cortese.Infact, there aren't many artists that have as referral to their work the impalpable presence of the mystery that governs creation.
His painting is like a journey completed among feelings and emotions which finish at the understanding of how the divine is translated in the daily experience of beginning.The feelings and emotions, not the reason, to which it is unfit to unveil the secrets of creation.His works are therefore the result of a long reflection on the thick ties that stand between man and the Divine.I could say more and that is that the painting of Angelo Cortese is the testimony itself of reflection and dialogue, the record of a relationship without end between God and man.For an artist to paint actually signifies to bring oneself closer to the divine, to bring oneself closer to that immeasurable force that governs the equilibrium of all things and that lives in all things both large and small, both inanimate and living.
The demand to bring oneself closer to that force is a primordial need that unfortunately in our times has been lost thanks to various distracting elements.
I think of the first men in the history of the universe, hidden in a hole of stone under the gloomy arch of a full-moon's night.God is in the silence that closes the night, in the quick motion of the moon as it crosses the sky, in the amazed gaze of him who navigates on a fragment of rock as it traverses the star studded space around it.God is in man and Man is in God.I look at the signs, today closed in museums, that translated the emotions and feelings of the first men, and I read in them a dialogue whose intensity is not possible to translate with word or with the limited expression of reason.
After all, the art for the first artist in history as for the art of Cortese is the need to communicate with all the parts that compose the universe.It is the need of the poet to penetrate inside everything because he knows that inside he'll find structural perfection, musical harmony, equilibrium between color and sign, morel respect, etc.
Art is the search for perfection, it is the search of idealistic values, it is the search of all that detaches itself from the humble daily routine and is then projected into the unending reaches of Creation.
The painting of Cortese documents all of that.It has no illustration or signs but possesses values.It has no volumes or comfitures but possesses harmony.It has no topical references but possesses the song of the universe.As written by the artist himself, "man adds the infinitely grand with the infinitely small.Infinitely grand is the limit expressed as a sensible footprint of universal emanation and with death the space-time dimension returns to the origin of breath.Infinitely small is not subject to death because of its structure.The space-time dynamic lives in the dimension of the divine intellect and therefore at the origin of creative breath."Cortese goes on saying that "Man, during the expanding phases of vital breath, loses sight of his origin and the eternal nature of his own infinite nothingness and it is only through the manipulation of matter, as given sensible, and the contemplation of the form of the given intangible that he reacquires memory of the eternal."All rotates around the conception of the universe based on the principles of Einstein: space engulfs time in a sort of cosmic architecture where the creative factors surpass the limits of the alpha-omega arch of birth and death.
I think of the painting entitled La Tenda Sacra (The Sacred Curtain) or of the various "windows" with faces and writing were the given intangible in the stratification of the color scheme is an historical fragment of Renaissance art.Behind the image though, to use a dear expression of Frederico Zeri, there is the soul of the universe, there is the strength that governs everything.
The window frame isn't therefore a theater of visual representation; it is a tunnel of light cast into the infinite dimension of cosmic space. |
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