Quattro tesi su Angelo Cortese di Francesco Gallo |
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1 - Recupero della funzione estetica. Angelo Cortese opera un recupero della funzione estetica applicando alla materialità del colore e delle forme una realtà metafisica che trascende la diacronia della parzialità esistenziale per recuperare la sincronia di una totalità armonica dove avviene la coincidenza degli opposti, la frantumazione della memoria, e tutto si svolge nella contemporaneità. È la dialettica dell’immagine che genera altra immagine per sovrapposizione o sottrazione di materia che occupa, e nello stesso tempo non occupa lo spazio, perché è spazio essa stessa. Avviene così nel mito dell’eterno ritorno e della circolarità, l’attualizzazione della forma fantasmatica che appare nell’intermittenza della visività, che poi non è altro se non l’intermittenza dell’anima nel processo di riconoscimento della propria essenza, che è un’essenza operandi.
2 - Dinamica della forma come diacronia dell’impossibile. La forma è colta nel movimento ed è dominata dalla visione parabolica della traiettoria: è la parabola della molteplicità dell’articolarsi, del distendersi, del contrarsi, dell’organizzarsi cosmico e dell’esplodere nel caos. È una diacronia dell’impossibile percezione mondana dei dialoghi interiori dell’io con se stesso. È la contrapposizione di due mondi, di due universi; quello interiore governato dalle contraddizini dialettiche autogeneranti e quello esteriore governato dal contrasto tra diverse realtà esistenti per se stesse.
3 - Analisi del colore come scomposizione del totale visivo. Il colore nella sua composizione e nella sua scomposizione diviene il luogo di un’indagine sul totale campo della visualità e della visibilità. Si tratta di un’analisi senza meta e senza punto di partenza che sia veramente tale; questo perché non c’è una oggettività che sia anche fissità, momento primo della genesi formale. È una ricerca di verità che non ha corrispondenza con la vita materiale ma solo con quella dello spirito; è la verità autonoma della pittura che si concretizza kleianamente nel rendere visibile l’invisibile e nel fare coincidere il tempo con l’assenza di tempo. La visibiltà di Cortese è di carattere scalare e suggerisce una concettualizzazione di tipo musicale che fa da cemento alle diverse apparenze dando loro l’afflato poetico e lirico. Afflato che si incarica di portare nel campo linguistico tutti i possibili residui di carattere etico o teleologico che sono necessariamente presenti nel pathos dell’artista ma che devono essere assenti dalla composizione artistica, pena la decadenza nel fenomenico e nel superficiale.
4 - Tecnica evocatoria come processo di ricomposizione del dato conoscitivo con il dato ludico. Una caratteristica del modo di lavorare di cortese è quella di fare riferimento ai due momenti di fondo della pittura: quello del pensiero che concettualizza per immagini e per intuizioni cromatiche cerebrali, e quello della manualità che nel tradurre un altro da sè utilizza una grammatica ed una sintassi che sono il frutto di una accumulazione di carattere storico. Pensiero e manualità si incontrano nella successine di stati d’essere che si concretizzano in un oggetto di riferimento concreto e temporale, mentre una successione spaziale implica una molteplicità di soggetti evocati in trasparenza o dati come enigmatici volti. Sono questi i soggetti di una sintassi compositiva che divengono protagonisti in grado di esprimere una loro precisa individualità. Si tratta in vero di una individualità che è soggettività storica ma è anche diffusa oggettivazione collettiva di tipo antropologico. Cortese tenta una sintesi fa questi due momenti, che poi è la sintesi di natura e cultura, attuata da un’arte consapevole di generare un realtà di primo grado e un messaggio liberato da residui di riscontro con i dati formali pre-compositivi. Ovviamente questo messaggio liberato non è messaggio più di quanto non sia codice: è nuovo gusto, nuovo senso di libertà ma soprattuttoè progetto estetico e invenzione. Nuovo senso di libertà e prgetto estetico non significano negazione del diverso ma significano autorizzazione ad una creativa ricezione dell’opera d’arte, senza che ciò implichi sottovalutazione dell’opera in sé in quanto espressione dello spirito più profondo del proprio tempo, quello che tace mentre la superficie è piena di rumori; ma mentre i rumori superficiali sono vacuità, le strutture di fondo raccolgono l’ontologia dell’esistenza. Sottovalutare questo “in sé” dell’opera equivale a sottovalutare l’atto creativo che l’ha prodotta, ciò che è “nuovo del nuovo” e non distinguere tra l’atto creativo poetico e l’atto creativo critico. Emerge dalla tecnica evocatoria della svelatura sibillina, la duplicità del dato conoscitivo (di quella particolare conoscenza che è l’immagine) da quello ludico e puramente combinatorio che è dato dall’esito dell’automatismo del gesto operante sul progetto frutto dell’invenzione intelligente. La carica di evocazione e quindi di magia che ne è causa ed effetto, non è solo affidata al fiorire di volute, triangoli inquietanti, ellissi, e al sorgere di volti fantasmatici, ma è più radicalmente situata nell’impianto stesso dell’insieme e ordinata da correlazioni dinamiche date dall’impulso più arcano ed interiore dell’artista.
Four tenses on Angelo Cortese by Francesco Gallo |
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1 - The recovery of aesthetic function.Angelo Cortese operates a recovery of aesthetic function by applying to the materiality of color and form a rare metaphysical reality that transcends the disunion of partial existence to recover the synchronization of a total harmony in which comes a coincidence of opposites, a fracturation of memory, and all develops into contemporarily.It is the dialectics of the image that generate other images for over placing or subtracting material that occupies (and in the same moment doesn't occupy) space, because it is space itself. It comes to pass then in the myth of eternal round and circulation, in the realization of fantasmatic form that appears among the visual, that it is none other than the intermittence of the soul in the process of recognizing its own essence, which is a working essence.
2 - Dynamic of form as diachronic of the impossible.The form is cultivated in movement and is dominated by the parabolic vision of the trajectory:it is the parabola of the multiplicity of articulation of stretching, of contracting, of cosmically organizing, and of exploding into chaos.It is a diachronic of the impossible mundane perception of interior dialogues between the "I" and oneself.It is the opposition of two worlds, of two universes: the interior is governed by self-generated dialectic opposition and the exterior governed by different existing realities.
3 - Analysis of color as the decomposition of the entire visual.The color in his compositions and his decompositions becomes the place of an investigation on the entire field of the visual and the visibility.It is about an analysis without goal and without a point of departure:this is because there is no objective fixed in the moments before the formal creation.It is a search of truth that has no correspondence with material life but with only that of the spiritual; it is the autonomous truth of the painting that is concreted kleianly in rendering the visible invisible and making time coincide with the absence of time. The visibility of Cortese is by nature to ascend and suggest a conceptualization of a musical type that makes from cement different appearances, giving them a poetic and lyrical effect.An effect that is called to bring to the linguistic field all the possible residuals of ethic and theological character that are needed in the pathos of the artist but that must be absent from the artistic composition, avoiding the fall into the phenomenal and superficial.
4 - Evocative technique as a process of composition of given known and the given elude.A characteristic of the working world of Cortese is to make reference to the two elements underneath the painting: that of the thought that conceptualizes both for images and for chromatic cerebral intuition, and that of the manuality that in translating another by itself uses a grammar and a syntax that are the fruit of an accumulation of historical characters.Thought and manuality encounter themselves in the succession of being that becomes concrete in an object of a referral concrete and temporal, while a spatial succession implies a multiplicity of subjects evoked in transparence or dates like enigmatic faces.These are the subjects of a composed syntax that become protagonists able to express a precise individuality. In truth, it is about an individuality that is historically subjective and is also a diffused collective of an anthropological type. Cortese attempts a synthesis between these two elements that is then the synthesis of nature and culture, actuated by an art knowledgeable to generate a first class reality and a liberated message from residuals of re-encounter with formal pre-composed dates.Obviously this liberated message isn't a message a message more than it is a code: it is new taste, new sense of liberty, and above all, it is an aesthetic project of invention.New senses of liberty and aesthetic project don't mean different negation, but mean authorization to a creative reception of the work of art, without what it implies in undervaluation of all the art in itself in how much expression of the deeper spirit of its own time, that which silences while the surface is full of noise; but while the surface noises are full of vacuity, the deeper structures collect the ontology of existence.To undervalue this in itself as part of the equivocal work is to undervalue the act that created it, which is the "new of the new" and doesn't distinguish between the creative poetical act and the creative critical act. It emerges from the evocative techniques of the syllable unveiling, the duplicity of the given known (of that particular knowledge is the image) from that ludic and purely changing that is given from the existence of the automation of the operating gesture on the fruitful project of intelligent invention. The loading of evocation and therefore the magic of it is the cause and effect, is not only to flower for pleasure some equitant triangles, ellipsis, or to bring to life fantastic faces, but is more to find a means for the radically situated in the same implantation and ordination from dynamic correlation given from the most mysterious impulses and entrails of the artist.
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